Sono stanco di lottare.

Avevo pazientemente costruito un terrapieno di sacchetti di sabbia durante quest’ultimo anno di passione e di lotta, e credevo che la fatica fosse mai alle spalle.

E' durato poco. Il fiume ha sfondato nuovamente, i sacchetti rotolano giù velocemente e casa mia è nuovamente innondata di acqua melmosa. E in questi momenti vorrei davvero poter gettare la spugna, lasciare che i flutti entrino e si portino via tutto, me compreso. Sarebbe ben semplice lasciarsi andare, sperare che l’acqua faccia il suo compito e cancelli fatica, preoccupazioni e pensieri. O ancor più comodo fare come molti davanti alle difficoltà, andarsene alla chetichella quando nessuno guarda.

Sento che non me lo posso permettere. So che non lo farei mai, neanche se l’acqua arrivasse alla gola; c’è molta altra gente che questi pochi sacchetti neppure li ha eppure continua a lottare, apparentemente senza speranza ma senza gettare la spugna, e io guardo nell’angolo dove ho riposto tutti i miei strumenti arrugginiti, apparentemente inservibili, e penso che sono in fondo fortunato, guardo la mia casa allagata, le mie stanze marcite e odoranti, e mi rendo conto che è tutto quello che ho costruito, l’unica cosa che veramente per me ha un valore, l’unica cosa cui veramente non posso rinunciare.

Sono stanco di lottare. Ho mille dubbi sul futuro.

Raccolgo l’ennesimo, pesantissimo sacchetto e lo pongo sul terrapieno ribaltato.

Fanculo, fiume di merda.