Non mi posso considerare un appassionato di guerra. Nutro un certo interesse per la storia militare, ma no tanto per la guerra in sé, quanto per il suo ruolo nella storia.

[caption id="" align=“alignright” width=“291”] Joe Haldeman, “Guerra Eterna” (1974), Urania Collezione[/caption]

La guerra è stata per millenni una delle forze trainanti della storia, di certo la più ovvia, a pari merito con la ben più trascurata economia. La guerra ha cambiato i destini di popoli con rumore assordante, anche se l’economia l’ha fatto altrettanto efficacemente senza farsi notare. L’impero romano è stato distrutto dall’economia, non dai barbari.

Ad ogni modo, la guerra è ciò che muove la storia, e lo fa in modo spettacolare, è dunque ovvio che un genere importante della scifi sia la fantascienza (o space opera) militare (military science-fiction).

Proprio perché la guerra mi appassiona fino ad un certo punto, il genere non è tra i miei preferiti. Se ho amato film come “Dove osano le aquile”, “Salvate il soldato Ryan”, “Platoon” e “Hamburger Hill collina 937”, ho sopportato a mala pena il famosissimo e celebrato “Starship troopers - fanteria dello spazio”, che considero a pari merito con “Aliens” un buon film ma non certo un capolavoro.

Credo che il motivo sia da ascriversi al fatto che questi film, comunque, celebrano un qualcosa in più rispetto il semplice atto bellico, può essere l’ingegno e la scaltrezza, il senso del sacrificio e il lato umano dei combattenti o, al contrario, il loro lato bestiale. Non posso a questo proposito che ricordare una delle scioccanti scene finali del film “Soldato Ryan”, quando un soldato tedesco trafigge con il coltello in un corpo a corpo uno dei soldati americani sussurrandogli all’orecchio uno “shhhhhh” come a cullare un bimbo a lasciarsi andare all’inevitabile sonno.

Pertanto ho affrontato “Guerra eterna” di Haldeman con un certo pregiudizio.

Esso è, a grandissima ragione (ma questo l’ho capito solo a posteriori), nell’olimpo dei romanzi del genere, assieme alla “Fanteria dello spazio” di Heinlein.

Haldeman

fu soldato in Vietnam, ingegnere del Genio militare, e fu gravemente ferito in combattimento.

Tale esperienza ha ispirato già il suo primo romanzo, “War Year”, considerato “non-genere”, cioè “fiction non speculativa”.

Guerra eterna racconta la storia di un giovane reclutato come soldato per combattere una guerra contro i misteriosi Tauriani, la prima razza vivente extraterrestre incontrata durante i primi viaggi interstellari. Nulla è noto di loro, né è noto neppure il motivo della guerra. Tuttavia i protagonisti vengono condizionati a diventare delle perfette macchine da guerra, spietate e risolute.

La vita militare è, prevedibilmente, durissima. Molti muoiono già durante l’addestramento, ed i teatri di guerra e le situazioni sono le più dure immaginabili. Non solo le armi utilizzate dagli uni e dagli altri sono sconvolgenti, ma anche gli ambienti: piccoli satelliti rocciosi o coperti di ghiaccio, pianeti alieni e di cui poco si conosce, e molto altro.

Fattore importantissimo del romanzo è la costituito dagli effetti della relatività ristretta. Viaggiando a velocità relativistiche, prossime cioè alla velocità della luce, i protagonisti subiscono gli effetti di rallentamento del tempo locale e dunque durante i viaggi per il resto dell’universo è trascorso un tempo molto più lungo; la conseguenza è duplice, da una parte questi soldati si ritrovano a combattere in situazioni molto diverse da quelle preventivate, ad esempio, contro armi che alla partenza del viaggio non erano neppure state inventate. Dall’altra durante i rientri nella vita “civile” si ritrovano emarginati per l’evoluzione stessa della società, essendo gli ultimi rappresentanti di una generazione perduta da tanto tempo. In una delle situazioni più surreali, i protagonisti, che sono di entrambi i sessi, si ritrovano in una società che si è evoluta relegando i rapporti eterosessuali in minoranza, separando i sessi e rafforzano i rapporti omosessuali. Essi pertanto sono visti come dei “reietti”, degli strani fenomeni reduci di una mentalità morta e sepolta da tempo e in quel momento anche deprecabile.

Pertanto la “guerra” che i protagonisti combattono è un continuo susseguirsi di battaglie cruente che procedono all’apparenza all’infinito, senza possibilità di termine.

Guerra Eterna contiene gran parte della sua esperienza di combattimento, in particolare i temi profondamente critici quali il condizionamento dei soldati (riferimento alle droghe che venivano, e forse vengono ancora, somministrate ai soldati per attutirne il senso di colpa), l’emarginazione dei reduci al loro ritorno in società (trattato in altre opere a cominciare da “Rambo”), la perdita di compagni ed amici, la manipolazione da parte di chi ha interesse da una parte a sostenere lo sforzo bellico e dall’altra a manipolare notizie ed informazioni per alterare la percezione della situazione da parte degli elettori.

Guerra Eterna è un romanzo profondissimo e toccante, che dimostra per l’ennesima volta che la percezione del genere fantascientifico come genere di puro intrattenimento è decisamente limitato. Romanzi come questo andrebbero letti perché in tutte le letture dei futuri possibili sta la realtà di un presente assolutamente tangibile.